mercoledì 13 maggio 2009

Enterprise 2.0: istruzioni per l'uso


Ieri, nella sede di Confindustria Padova, si e' tenuto il workshop "Laboratorio Enterprise 2.0", a cui hanno partecipato 85 persone, tra imprenditori, professionisti e studenti. Le domande e la conversazione alla fine hanno dimostrato il grande interesse e al tempo stesso le perplessita' che ancora avvolgono l'introduzione di questi temi in azienda. Molti gli spunti per le puntate successive.

Riporto qui le slide del mio intervento, che, ricordo, aveva lo scopo di introdurre la tematica dell'Enterprise 2.0, rispondendo a domande come: Cosa si intende per Enterprise2.0 ? Quali reali vantaggi porta in azienda ? Quali potenzialità vengono liberate e quali costi e vincoli vengono compressi ? Quali cambiamenti organizzativi e quali strumenti e tecnologie abilitanti ?

Massima disponibilita' a proseguire la "conversazione" con domande e osservazioni in questo spazio web, appositamente creato "in perfetto stile web2.0".

11 commenti:

Carlo Mazzocco ha detto...

Presentazione concisa ma che coglie bene il punto della situazione e lo presenta anche al profano in maniera chiara e semplice. Molto interessante. Ottimo lavoro!

GinoTocchetti on 14 maggio 2009 alle ore 16:53 ha detto...

Grazie! Puoi immaginare l'esercizio di equilibrio considerando il tempo ristretto, l'ampiezza del tema e, soprattutto, la varieta' dei partecipanti.

Kira on 14 maggio 2009 alle ore 19:12 ha detto...

... e dalla platea si alza un SIII, in segno di approvazione!!

Grazie per il prezioso intervento, diffonderò il (vostro) verbo in Esperio, in attesa di altri incontri illuminanti.

Un caro saluto,
Kira

Luigi Mengato on 14 maggio 2009 alle ore 21:56 ha detto...

Buonasera Kira,
grazie della partecipazione ... sembrava quasi organizzato.
Nel tuo commento cambierei però "vostro" con "nostro" .... che dici ?

Fabio ha detto...

Carissimo Gino, quello che mi sento di dire, anche alla luce della mia lunga esperienza professionale a contatto con le persone più disparate, è che, tutto sommato Enterprise 2.0 porta sulla tecnologia concezioni di tipo umanistico; sfrutta cioè le nostre necessità di partecipazione e riconoscimento amplificandole con lo strumento tecnologico e mettendole naturalmente (non in maniera artificiosa)al servizio dell'impresa. Sono troppo prosaico....?

Fabio Anselmi on 15 maggio 2009 alle ore 08:44 ha detto...

Rimedio subito alla questione "identità" (non ho ancora la padronanza del mezzo). Potrei solo aggiungere questo: Enterprise 2.0 si basa proprio sulle potenzialità del capitale umano e avendo lavorato per anni con decine e decine di colleghi (sono un ex bancario) mi sono reso personalmente conto che non esistono persone che non si possano coinvolgere proattivamente nei processi di cambiamento. L'unico problema è che il cambiamento non viene ispirato dall'alto, non c'è alcuna possibilità di poterlo introdurre dal basso.
Buona giornata.

Luigi Mengato on 15 maggio 2009 alle ore 08:56 ha detto...

Ciao Fabio, grazie per il tuo commento.
Mi devi scusare me ti chiedo un chiarimento, non ho capito bene. Tu escludi un cambiamento che possa venire dal basso ? Ritieni possibile solo un cambiamento Top-Down ?
Ti ringrazio.

GinoTocchetti on 15 maggio 2009 alle ore 10:14 ha detto...

Buongiorno Fabio!

Il problema che tu segnali - la compatibilita' tra i modelli organizzativi tradizionali di tipo gerarchico rigido controllato e spesso orientato al conflitto e alla competizione esasperata, da un lato, e l'approccio emergente aperto collaborativo e paritario - e' la vera sfida nel processo di introduzione del Web2.0 in azienda (l'Enterprise 2.0 appunto).

Prima di questo, se ne parlava molto quando era in voga la tematica del Knowledge Management (non che questa sia tramontata, anzi in molti sostengono che Enterprise 2.0 e' in realta' il suo nuovo nome).

Non c'e' dubbio che il "vertice" debba assumere il ruolo di "sponsor forte", e favorire cosi' un clima culturale aziendale propizio. L'unica alternativa e' che si mantenga su una posizione neutra - ma che senso avrebbe? - assicurandosi pero' che in azienda si sviluppino dinamiche collaborative in liberta' senza regole prescrittive e controlli vincolanti.

Concludo dicendo che il tema del "modello di leadership" e' quindi tra i piu' critici - considera che oggi si parla sempre piu' spesso di "leaderless organization".

A presto. Gino

Fabio Anselmi on 15 maggio 2009 alle ore 11:19 ha detto...

Ciao Luigi. Specifico dicendo che, sempre per esperienza personale, non ho mai visto e non ritengo possibile un cambiamento culturale (in azienda) che non passi per una consapevolezza e interiorizzazione da parte delle figure di riferimento gerarchico top. Nelle organizzazioni ho sempre riscontrato da parte del personale "dipendente" una certa passività legata al concetto "mi dicono cosa fare e io lo faccio". Ciononostante le persone hanno spesso dei potenziali umani importanti e credo che la sfida di Enterprise 2.0 sia proprio quella di far evolvere un atteggiamento passivo in proattivo. Mi piace pensare che il luogo di lavoro possa diventare un posto dove realizzare le anche le proprie aspirazioni creative ma, credetemi, si fa invece di tutto, anche involontariamente, per soffocarle. Pertanto penso che la "visione" deve appartenere al manager, il quale non si rende spesso conto del potenziale recupero di efficienza e produttività che può innescare. Non ho detto niente di nuovo rispetto a quanto evidenziato nel workshop dell'altro giorno, ma l'ho vissuta dall'interno e adesso sono pronto a spendermi per divulgare questo modus nel mio quotidiano professionale e non.... Grazie anche a Gino. Penso che la leaderless possa essere promossa da chi ha leadership..... e non mi sembra solo un gioco di parole.
Ciao.

Fabio Anselmi on 15 maggio 2009 alle ore 13:25 ha detto...

Ciao Luigi. Mi sembra che anche Gino ammetta implicitamente una indispensabile consapevolezza dei vertici aziendali. Personalmente ho vissuto solo modelli dove, anche quando veniva fatto credere il contrario, al momento opportuno veniva fatta valere la tradizionale e rigida regola gerarchica, molto poco aperta allo scambio e alla trasparenza. Il fatto è che, anche da parte della base, si dà assolutamente scontato questo modello. Per molta gente, anzi moltissima, il lavoro non è altro che una necessaria seccatura e il datore di lavoro il padrone delle otto ore pagate. Potrei arrivare a dire che a molti, questo fa addirittura comodo, in quanto per certi versi deresponsabilizzante. Quindi, mentre da una parte è indispensabile diffondere a 360 gradi una concezione di capacità collaborativa orizzontale, dall'altra ritengo che, senza lo sponosor del vertice (come scrive Gino) non si possa fare strada. Concludo con l'opinione che una "leaderless organisation" possa esistere solo se ispirata da una "leadership invisibile".
Ciao a tutti.

GinoTocchetti on 18 maggio 2009 alle ore 13:25 ha detto...

Ciao Fabio,
la questione della leaderless organization non e' semplice. Consiglio la lettura di "The starfish and the spider", i cui concetti di fondo sono presi come spunto per una discussione su "Ecosistema 2.0":
ecosistema20.ning.com/forum/topics/linarrestabile-forza-della
A presto. Gino

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